Piede piatto

Il piede piatto

Il piede piatto idiopatico è un piede caratterizzato da un abbassamento della volta plantare nella parte interna.

Il piede piatto nei bambini di età inferiore ai tre anni è normale in quanto la pianta del piede presenta uno sviluppo abbondante di tessuto adiposo. All’inizio della deambulazione è presente una condizione fisiologica di piattismo legata ad una relativa insufficienza muscolare ed alla lassità legamentosa tipica della prima infanzia.

Con la crescita la morfologia delle ossa del piede si modifica grazie al riassorbimento del pannicolo adiposo, al rinforzo della muscolatura plantare ed alla riduzione della lassità legamentosa.

In genere il piede acquisisce la normale forma e funzione intorno ai 6-7 anni di età.


QUALI SONO LE CAUSE?



Le cause del piede piatto possono essere di varia natura:

-        Congenita (fusione tra le ossa del piede che prendono il nome di sinostosi, sindromi malformative complesse, tendine di Achille corto)

-        Neuromuscolare (secondarie a malattie del sistema nervoso e muscolare quali Paralisi Cerebrali Infantili, Miopatie, Spina Bifida)

-        Post traumatica (frattura di calcagno, frattura di astragalo)

-        Infiammatoria (artrite idiopatica giovanile)

-        Idiopatica (causa sconosciuta)


COME SI MANIFESTA?


La forma più comune è il piede piatto valgo idiopatico dell’infanzia, l’eziologia è tuttora sconosciuta anche se spesso può essere associato a familiarità, iperlassità legamentosa, riduzione di tono dei muscoli cavizzanti.

Il piede piatto idiopatico è più frequente nei bambini e negli adolescenti in sovrappeso.

Il piede piatto in età pediatrica è in genere asintomatico, con la crescita intorno ai 6-7 anni il bambino può iniziare a riferire affaticamento e dolore alle gambe durante la deambulazione e nello svolgimento dell’attività sportiva.

 


CRITERI DI VALUTAZIONE



Un’altra valutazione clinica importante  per decidere il tipo di trattamento da seguire è la distinzione tra flessibilità e rigidità del piede piatto.

La flessibilità, cioè la correggibilità del piede piatto è valutabile con vari test clinici quali:

-        Osservazione del piede in scarico. Si osserva il paziente prima in piedi, poi in scarico. Se la volta del piede è assente sotto carico e compare in scarico il piede è flessibile, se invece rimane piatto anche in scarico il piede è rigido.

-        Valutazione in punta di piedi (Tip toe test). Si osserva il paziente sotto carico e poi in sollevamento sulle punte, se il piede è flessibile la volta plantare prima assente poi ricompare.

-        Il Jack test consiste nella flessione passiva dell’alluce sotto carico, se la volta prima assente ricompare il piede piatto è flessibile.

 

Il piede piatto flessibile asintomatico può avere una evoluzione spontanea favorevole e rispondere bene al trattamento conservativo.

Il piede piatto rigido è frequentemente sintomatico e poco risponde al trattamento conservativo.

Il piede piatto in genere presenta un appoggio mediale (pronazione) ed una inclinazione laterale del calcagno (valgismo calcaneare)




COME SI FA LA DIAGNOSI



La diagnosi di piede piatto è fondamentalmente clinica, il podoscopio è un esame che inquadra molto bene la forma del piede sotto carico mostrando l’impronta plantare attraverso uno specchio illuminato.  (VEDI FOTO)


L’esame radiografico sotto carico permette di valutare gli angoli fisiologici del piede (angolo di Kite, angolo di Costa-Bertani). Nei casi di malformazioni congenite (sinostosi) è opportuna una valutazione attraverso TAC o Risonanza.


PIEDE PIATTO A DESTRA, PIEDE NORMALE A SINISTRA


COME SI CURA


Il trattamento del piede piatto ancora oggi è motivo di discussione tra correnti di pensiero diverse.

Il piede piatto inizialmente può essere considerato come una deformità estetica, tuttavia se non si corregge spontaneamente o con l’ausilio di ortesi, può provocare una sintomatologia funzionale (affaticamento, dolore) dovuta alla cattiva distribuzione dei carichi al suolo, agli squilibri muscolari e alla alterata biomeccanica articolare.

Il trattamento conservativo comprende Chinesiterapia (ginnastica rieducativa) e Ortesi (plantari), è oggetto di opinioni contrastanti, può comunque essere utile fornire un supporto biomeccanico al piede attraverso il plantare e cercare di rinforzarne la muscolatura cavizzante attraverso esercizi specifici di camminata sulle punte e sui talloni, deambulazione sulla sabbia in estate.

Il Trattamento Chirurgico  è indicato nei piedi piatti flessibili non fisiologici (dolore o aggravamento progressivo) e in quelli rigidi sintomatici. La chirurgia si esegue solo nei casi in cui non si ha una evoluzione favorevole entro gli 8-14 anni e quando persiste una pronazione patologica in tutte le fasi del passo quindi nei casi a rischio di patologia degenerativa secondaria in età adolescenziale o adulta.

Questi casi selezionati, a prognosi sfavorevole, costituiscono non più del 2-5% di tutti i quadri clinici di piattismo osservabili in età evolutiva.


TECNICA CHIRURGICA



L’intervento chirurgico di scelta nel trattamento del piede piatto idiopatico in età evolutiva è l’Artrorisi della sottoastragalica (spazio compreso tra astragalo e calcagno), praticata in età compresa tra gli 8 e i 14 anni.

Per artrorisi si intende un intervento che limita i movimenti di una articolazione senza provocare una anchilosi (perdita di movimento) definitiva. L’artrorisi si esegue applicando viti correttive che possono essere di materiale metallico (titanio o acciaio) oppure di materiale riassorbibile (acido poli-L-lattico).

Le endortesi non riassorbibili in genere si rimuovono a fine crescita, quelle riassorbibili hanno il vantaggio di non dover essere rimosse ma comportano un maggior rischio di recidiva della deformità.


ENDORTESI IN TITANIO


ALLOGGIAMENTO DELL'ENDORTESI NEL SENO DEL TARSO (SPAZIO TRA ASTRAGALO E CALCAGNO)


COME AVVIENE L'INTERVENTO



L’incisione chirurgica è molto piccola, circa 2 centimetri, i tempi chirurgici e anestesiologici sono molto ristretti, circa 15 minuti a piede, attraverso un filo guida sotto controllo radioscopico si inserisce l’endortesi nel seno del tarso (spazio tra astragalo e calcagno).

I tempi di recupero sono rapidi, non si applicano apparecchi gessati, nella prima settimana post operatoria il paziente rimane fuori carico ed inizia ad eseguire esercizi attivi di mobilizzazione del piede, dopo una settimana dall’intervento si introduce il carico con l’ausilio di bastoni canadesi che verranno abbandonati dopo circa due settimane.


L’artrorisi non esercita solo un’azione meccanica correggendo i rapporti tra astragalo e calcagno ma svolge anche una funzione neuromotoria essendo impiantata in una zona del piede ricca di terminazioni nervose recettive capaci di attivare i muscoli supinatori.

Nel soggetto in accrescimento la ricostituzione dei rapporti anatomici tra le ossa del piede ottenuta con l’intervento chirurgico determina nel tempo una ristrutturazione ossea e un adattamento delle parti molli con stabilizzazione della correzione anche una volta rimossa o riassorbita l’endortesi.


QUADRO RADIOGRAFICO PRE-OPERAROTORIO LATERALE


QUADRO RADIOGRAFICO POST-OPERATORIO LATERALE


PRE-OP IN ANTERO POSTERIORE


POST-OP  IN ANTERO POSTERIORE


A cura di:

Pier Francesco Costici

Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma



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